Non monti, anime di monti sono / queste pallide guglie, irrigidite / in volontà d’ascesa. E noi strisciamo / sull’ignota fermezza: a palmo a palmo, / con l’arcuata tensione delle dita, / con la piatta aderenza delle membra, / guadagnamo la roccia; con la fame / dei predatori, issiamo sulla pietra / il nostro corpo molle; ebbri d’immenso, / inalberiamo sopra l’irta vetta / la nostra fragilezza ardente. In basso, / la roccia dura piange. Dalle nere, / profonde crepe, cola un freddo pianto / di gocce chiare: e subito sparisce / sotto i massi franati. Ma, lì intorno, / un azzurro fiorire di miosotidi / tradisce l’umidore ed un remoto / lamento s’ode, ch’è come il singhiozzo / rattenuto, incessante, della terra.
Madonna di Campiglio, 13 agosto 1929

– Antonia Pozzi, Parole, Dolomiti
Enrosadira all’alba nel Brenta Centrale
Prima luce sulle guglie degli Sfulmini